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All’angolo tra le vie Imbriani 5 e Mazzini 42 si erge il Palazzo Morpurgo, maestoso edificio eretto su progetto del 1875 di Giovanni Berlam. Le facciate decorate da semplici cartelle e mensole si sviluppano su quattro piani e sono mosse da quattro balconi, più ampi sulla facciata principale, in corrispondenza al portone di via Imbriani 5. Al secondo piano, l’appartamento, che misura circa 600 mq, sviluppa le stanze di rappresentanza lungo la facciata principale, quelle private sulla facciata laterale, mentre nella parte interna dell’edificio, illuminate da un cavedio e da un ampio cortile, sono collocate le stanze di servizio, il bagno e la cucina. L’appartamento è dotato di un impianto di calefazione, innovativo per l’epoca, installato dagli stessi Morpurgo nel 1900 a sostituzione delle eleganti ma meno efficaci stufe a legna, che ancora abbelliscono le stanze. Queste, tutte in maiolica bianca, sono collocate sulla parete confinante con il corridoio, in modo da essere alimentate dalla servitù senza disturbare i padroni di casa e i loro ospiti. Gli ambienti sono serviti da un corridoio a “U”, più ampio nella zona di rappresentanza, più stretto in quella di servizio. 

Come richiedeva l’usanza aristocratica, i salotti e le camere private sono comunicanti; in tal modo, dall’atrio, gli ospiti venivano introdotti nel salone principale, il più grande, arredato con maggior sfarzo, e da questo, senza utilizzare il corridoio, potevano passare da una stanza all’altra. Il mobilio rispecchia il gusto della seconda metà dell’Ottocento, che attraverso la scelta di modelli multipli tratti dagli stili del passato, accostati o fusi tra loro, si contrappongono alle severe ed essenziali forme dello stile neoclassico. In casa Morpurgo, ciascun salotto si connota per uno stile e un colore diversi: quello impero accostato al rosso, quello del rinascimento toscano arricchito dal neorococò ai toni del bruno, quello del romanticismo al legno ebanizzato, quello Luigi Filippo all’oro e al rosso, quello del Settecento veneziano alle lacche eburnee e ai tenui azzurri pastello, quello neo Boulle all’ebano, all’oro e a variegati inserimenti di rosso. L’eterogeneità degli stili nulla toglie all’atmosfera accogliente che si percepisce nella cura con cui sono scelti tavoli, divani, poltrone, poltroncine, sedie e sgabelli, tappezzerie e tendaggi.

Le stanze

Benvenuti a casa Morpurgo

Immaginate di aver appena lasciato la carrozza al pianterreno e di essere saliti per la scalinata ammirando i graziosi lampioncini. Le grandi porte già annunciano, con la presenza delle teste di moro, che state entrando nell’abitazione di una famiglia benestante e dal gusto eclettico sebbene a volte un po’ pesante. Entrate e godetevi il vostro viaggio nel tempo.

1. Atrio

Atrio
Illuminato da ampie finestre che prendono luce dal funzionale cavedio, l’ ambiente, che fungeva di ingresso principale per gli ospiti, è arredato da un soffitto in legno a cassettoni dipinto, di gusto orientaleggiante, da un mobile in stile neorinascimentale, la cui parte superiore a vetri custodisce alcuni cristalli pregiati tra i quali un servizio blu recante il nome di Emma Morpurgo. Di fronte una panca in legno intagliato e il Ritratto di Mario Morpurgo eseguito dalla pittrice triestina Amalia Glanzmann (1884 – 1976).

2. Il corridoio

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Gli ambienti della casa sono serviti da un corridoio a “U”, più ampio nella zona di rappresentanza, più stretto in quella di servizio. Dal pavimento si innalza un basamento dipinto effetto marmo che prosegue con la ripartizione geometrica delle pareti resa dai riquadri, a loro volta sottolineati da cornici con motivi a treccia, sui toni del bordeaux. La decorazione murale prosegue poi, negli stessi toni, con una fascia a motivi floreali con medaglioni centrali raffiguranti ritratti femminili e maschili o contenenti lo stemma di famiglia. Le fasce sono congiunte, negli angoli, da un motivo a colonne stilizzate di gusto neoclassico. Il soffitto, decorato da lacunari in stucco dipinti prevalentemente nei toni del blu e dell’oro, si collega alle pareti grazie a una modanatura con motivo a cuspidi dorate di gusto orientaleggiante. Il richiamo orientale viene enfatizzato dai lampadari in ottone a braciere e dai motivi dei rosoni e delle decorazioni che arricchiscono la parte inferiore degli architravi.

Il corridoio è poi arricchito da una libreria, gemella di quella presente nell’atrio, contenente volumi dalla rilegatura ricercata e da diversi quadri e stampe.

3. Il salotto rosso

Lo stile prevalentemente neoclassico di questa sala dalla suntuosa tappezzeria bordeaux è visibile dagli elementi che si ritrovano sul soffitto e sulle sovrapporte, la cui decorazione in stucco raffigura un profilo a bassorilievo in un tondo. Dalla composizione degli arredi, costituiti da: una consolle con specchiera dal timpano spezzato e dalle gambe figuranti due mori a tutto tondo (1840 ca.), un’elegante libreria, che ripropone come elementi ornamentali i mori, un tavolo centrale sagomato (1860 ca.), un tavolino da gioco (1880 ca.) e uno d’appoggio (che richiama lo stile Luigi Filippo, 1850 ca.) e sei sedie con schienale a giorno e gambe a sciabola, che si rifanno allo stile impero, possiamo desumere che si trattasse di un’ambiente per lo svago familiare.
Originariamente, come testimoniano fotografie d’epoca, il salottino era completato da un divano e tre poltrone le cui forme accoglienti erano rivestite da una tappezzeria in raso dal disegno a motivi vegetali.

Sulla parete destra si impongono due dipinti di grandi dimensioni: Ritratto di Marco Antonio Morpurgo fanciullo e Ritratto di Giacomo Morpurgo, suo padre. Il primo è una delicata e penetrante interpretazione di Tito Agujari (Adria 1834 – Trieste 1908), il secondo dipinto fu eseguito dal pittore di origine ebraica Armando Gentilli (? 1851 – Trieste 1918), di cui sono noti solo pochi ritratti di notabili triestini del tempo.

Ritratto di Marco Antonio Morpurgo fanciullo
Ritratto di Marco Antonio Morpurgo fanciullo - Tito Agujari
Ritratto di Giacomo Morpurgo
Ritratto di Giacomo Morpurgo - Armando Gentilli

Tra le altre opere presenti nel salotto troviamo: Ninfe sorprese da un satiro: siglato A. B., fu attribuito ad Arnold Bocklin (Basilea 1827 – Fiesole 1901), Giovanna d’Arco al rogo, bozzetto già attribuito a Delacroix e Motivo d’altri tempi e Primavera di Emma Ciardi (Venezia 1879 – 1933); figlia e sorella di pittori, l’autrice ebbe nella famiglia un avvio precoce all’arte, prediligendo scene settecentesche. Infine, sulla parete accanto alla porta, Barche alla riva e Naufragio di Lorenzo Butti (Trieste 1805 – 1860), pittore che raggiunse un buon livello artistico, tanto che l’imperatore d’Austria Ferdinando I durante un soggiorno a Trieste acquistò un suo dipinto.

Accanto, Mare in tempesta dell’olandese Louis Mayer (1809 – 1866), che ben si accosta alle due marine di Lorenzo Butti. Infine va segnalato il quadro Venezia sotto la neve firmato Giuseppe Borsatto (Venezia 1770 o 1771–ivi 1849) e datato 1839. Artista che studiò prospettiva all’Accademia di Venezia con il “quadraturista” Mengozzi Colonna, si dedicò alla pittura di veduta e al genere decorativo e nel periodo napoleonico acquisì fama disegnando apparati per feste, sino a diventare scenografo ufficiale del Teatro La Fenice di Venezia.

4. La sala da pranzo

Entriamo ora in uno dei principali ambienti di rappresentanza della casa: la sala da pranzo che, con il suo stile massiccio, ricco di decori ma comunque improntato alla praticità, voleva dare sfoggio del benessere economico della famiglia agli ospiti. Il mobilio si compone di due armadi a doppio corpo, con ante superiori a vetro, che mostrano i due servizi in porcellana francese Pillivuit, recanti i monogrammi dei due fratelli: GM, quello di Giacomo Morpurgo, sul servizio rosa e MN, quello di Marco Morpurgo de Nilma, sul servizio verde.

Servizi in porcellana francese Pillivuit

Agli armadi si aggiungono, ai capi della sala, due credenze con alzata le cui porte sono riccamente intagliate da nature morte, ognuna diversa l’una dall’altra: con motivo di selvaggina, di pesci, di spighe e di strumenti per il lavoro dei campi. L’impostazione dei volumi massicci e pesanti richiama il rinascimento italiano, ma viene qui alleggerito da vivaci volute rococò e dall’inserimento di tanti piccoli frutti, simboli di abbondanza, tra i quali spicca la melagrana.

Completano l’arredo: il tavolo, corredato da quattordici sedie, rivestite in cuoio impresso a motivi vegetali che si ripropongono anche sui palchetti che reggono le tende e un tavolino d’appoggio a più ripiani con intarsi di essenze diverse, riportante il monogramma dei Morpurgo de Nilma, cimato da una corona.

Completa la stanza un grande ed elaborato caminetto in maiolica bianca sormontato da uno specchio in legno con cornice dorata e arricchito da candelabri dorati.

5. Il salotto maschile, fumoir

Come di consuetudine per l’epoca, nelle ricche case nobiliari e borghesi, venivano riservati spazi separati per il ritrovo e lo svago di uomini e donne. Questo piccolo ambiente permeato di cultura, caratterizzato da mobili scuri e laccati di nero dal tono severo, ma allo stesso tempo intimo e raccolto, è il salotto maschile o fumoir (termine dovuto alla consuetudine, generalmente riservata agli uomini dell’epoca, di ritirarsi in questa stanza per fumare senza disturbare le signore). La libreria a due corpi, fitta di volumi dalle rilegature sofisticate, presenta davanti alle ante a vetri quattro busti in marmo raffiguranti i sommi poeti e scrittori del XII e XVI secolo: Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Torquato Tasso e Ludovico Ariosto.

Alle pareti, rivestite in stoffa grigia e nera con motivi araldici, possiamo ammirare ventisei ritratti di uomini illustri, incorniciati e legati l’uno all’altro, in una originale composizione. Questi rappresentano i protagonisti della poesia, della letteratura, della scienza, delle arti, della politica e della chiesa nei secoli. Si tratta di copie eseguite nell’Ottocento da originali conservati per lo più nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

L’elemento caratterizzante del mobilio è una testa femminile a tutto tondo inserita alla sommità dello schienale del divano, delle poltrone, delle sedie, sul timpano della libreria e dello specchio e così pure sul palchetto della mantovana e sui fermatende.
Nelle tre sovrapporte in legno dipinto si ripete due volte lo stemma Morpurgo de Nilma e una volta l’alabarda di Trieste.

6. Il salone della musica

Sala della Musica

Direttamente comunicante con l’atrio è questo il più grande e sfarzoso ambiente della casa, nel quale la famiglia si presentava agli invitati. L’arredamento reinterpreta l’opulento gusto della Francia di Luigi XV; l’oro zecchino ricopre le volute che animano tutto il mobilio e incornicia con prezioso contrappunto il raso rosso della tappezzeria a fiorami. L’ampiezza degli schienali dei divani, delle poltrone e delle sedie, come la presenza di quattro piccoli sgabelli per poggiare i piedi, denotano la scelta di arredi confortevoli e funzionali per un piacevole intrattenimento durante le serate musicali.

Il tema della musica è celebrato nei busti di Beethoven, Mozart, Rossini e Bellini, posti a coronamento delle quattro porte.

Uno sfarzoso caminetto in marmo africano nero con venature chiare e intarsi ben si accosta all’altrettanto ricercato candelabro in bronzo dorato a volute, che si innesta su vasi in porcellana francese. Sulla parete di fronte, tra le finestre, due consolle rocaille in legno e ripiano in marmo bianco, sormontate da specchiera completano l’arredo.

Contribuiscono allo sfarzo dell’ambiente le luci date dal grande lampadario a 30 luci in metallo dorato e vetri di boemia e lampade a parete coordinate.

Oltre a sala della musica questo spazio si trasformava in teatro per alcune rappresentazioni a cui i padroni di casa stessi prendevano parte e, naturalmente, era la cornice prediletta per i grandi eventi, come il matrimonio di Matilde, in cui si riempì letteralmente di fiori.

Alle pareti numerosi dipinti dai diversi soggetti: accanto al pianoforte, Cavalli ungheresi di Alexander von Bensa (Vienna 1820-1902), autore di opere di genere e di battaglie, molto apprezzato dalla corte austriaca.
Accanto, Figura femminile con velo e ventaglio, di Antonio Zona (Vicenza 1814–Roma 1892); infine, Paesaggio con barca, firmato da Eduard Young (Praga 1823–Monaco 1883).

A fianco del caminetto, a sinistra, un dipinto raffigura Maria Maddalena in un paesaggio di sapore post-tizianesco, inquadrato nella bottega di Luca Giordano (Napoli 1634–1705).A destra, Due contadinelle di Johann Mathias Ranftl (Vienna 1805-1854). Sulla parete accanto ai divani, tre dipinti: Veduta del Prater di Vienna firmato da Joseph Werner (Vienna 1804–1887) e datato 1843. Accanto, Fanciulla dormiente, attribuito a Natale Schiavoni (Chioggia 1777–Venezia 1858), che raffigura una giovane donna languidamente addormentata, di una bellezza idealizzata e sottilmente sensuale.

Infine, Isola di Corfù di Bernhard Fiedler (Berlino 1816–Trieste 1904). Allievo dell’Accademia della sua città natale, nel 1843 fu per la prima volta in Italia, fermandosi a Trieste, in Friuli e a Venezia ove eseguì vedute anche all’acquerello. Dal 1860 si stabilì a Trieste e si riporta che decorò parte del Castello di Miramare; è certo invece che fu maestro di pittura dell’arciduchessa Carlotta.

7. Il salotto femminile

Salotto Femminile

Luminoso contrappunto al salotto maschile, sul lato opposto del salone, troviamo il salotto femminile o salotto azzurro. Uguale per dimensioni a quello maschile, propone un’atmosfera completamente diversa: da questo ambiente, con mobili laccati bianchi, profilati di azzurro, che riconduce allo stile Luigi XVI rivisto in chiave veneziana, promana una freschezza e una leziosità prettamente femminili, che rievocano momenti intimi e di complicità.

Dettagli - Sala Femminile
Un piccolo tavolo, posto al centro della stanza, è attorniato da seggiole pure di dimensioni ridotte dall’imbottitura in seta azzurra capitonné, decorate sulla sommità dello schienale da piccole rose. Divanetto e poltroncine, assieme a una coppia di settimanali, allo specchio a figura intera con fioriera alla base, alla vetrina pensile, contenente preziose porcellane neoclassiche viennesi, si accostano alle lumiere, al lampadario e al candelabro provenienti dalla rinomata fabbrica Venini di Murano.
Donna con telaio - Tito Agujari
Donna con telaio - Tito Agujari

Alle pareti alcune incisioni e un acquerello di Tito Agujari (Adria 1834–Trieste 1908), Donna con telaio, dai vivaci colori e dal disegno definito.

Donna al telaio, di Tito Agujari Altrettanto armonizzate con l’ambiente, le acqueforti di Francesco Bartolozzi (Firenze 1727-Lisbona 1815), che rappresentano attraverso figure femminili e maschili alcune allegorie: Comedy, Tragedy, May, e quella di Louis Marin Bonnet, L’Amour prie Venus.

Un caminetto in marmo di Carrara con specchio è abbellito da orologio e candelabri in bronzo dorato e smalti (1860 ca.). Le tre sovrapporte in legno racchiudono entro cartiglio un mazzo di fiori dipinto; due anforette poste sui settimanali recano lo stemma di famiglia.

8. Il salotto neo Boulle

SALOTTO D’ANGOLO NEOBOULLE

Ultimo ambiente di rappresentanza, questo salotto conclude con ricercatezza il discorso stilistico recuperando le forme e i decori del grande ebanista francese Charles Boulle (1642-1732), il favorito di Luigi XIV, distintosi per la preziosa quanto originale realizzazione di mobili con intarsi in oro, bronzo e tartaruga. Anche questo ambiente si caratterizza per il numero di posti a sedere, così come per la varietà dei mobili che comprendono uno stipo, uno scrigno sormontato da corona, due mobili d’appoggio con alta specchiera e un tavolino mistilineo profilato in bronzo con teste femminili. Poltrone, poltroncine, sedie e divani in seta grigia, con motivo a mazzetti di fiori, presentano un piccolo delfino a collegamento tra lo schienale e la seduta. Questo grande salotto era probabilmente il luogo di incontro della “Comunità dei Collezionisti d’arte” durante la presidenza di Mario Morpurgo e punto di ritrovo delle cerchie maschili e femminili una volta esauriti gli svaghi nei rispettivi salottini.

A donare sfarzo alla sala contribuiscono anche: un tavolino rivestito di raso che sorregge un imponente candelabro in bronzo dorato e porcellana, il grande caminetto in marmo nero del Belgio sormontato da una specchiera e le preziose tende in pizzo Chantilly con motivo a piccole palme.

Ritratti - Sala d'Angolo

Nella sala risalta per la nota di colore il grande e imponente dipinto, eseguito da Luigi Nono (Fusina 1850-Venezia 1918), Ritratto di Emma Morpurgo in abito di seta rosa datato 1884. Per la sensibilità colta e moderna della composizione questo dipinto di Luigi Nono è considerato come una delle opere meglio riuscite nella sua vasta produzione di ritratti e infatti venne esposto alla grande mostra del ritratto femminile che si tenne a Trieste nel 1933; in anni più recenti è stato spesso richiesto per figurare accanto ad altri ritratti in mostre di rilievo nazionale.

Sulla parete adiacente, troviamo il Ritratto di Carlo Marco Morpurgo del 1875, consorte di Emma, realizzato dal pittore Giuseppe Tivoli (Trieste 1845–Bologna 1925). Accanto al ritratto è collocata una vetrina contenente le decorazioni di questo scaltro personaggio che attraverso il commercio fu capace di aprire anche nuove rotte diplomatiche tra l’Europa ed il Nord Africa.

9. Lo studio

Si presenta come una stanza accogliente e personale per le linee ordinate e semplici delle librerie che contengono centinaia di volumi, tra cui si distinguono quelli di piccolo formato dalle preziose rilegature. La severa scrivania è accostata a comode poltroncine e a un divano posti attorno ad un originale tavolo indiano in legno lavorato a traforo. Inoltre, dall’agosto 2019, la stanza è ulteriormente abbellita da due grandi e prestigiosi ritratti raffiguranti i coniugi Carlo Marco Morpurgo de Nilma e la sua consorte Emma Mondolfo del pittore Raffaele Astolfi (Bologna, 1829-Trieste, 1900), entrambi datati 1866. In comodato d’uso e di proprietà della Regione, i due dipinti trovano in questo Museo la sede ideale per essere valorizzati e per esaltare a loro volta la collezione civica, incrementando la genealogia di una tra le più note e ricche famiglie ebraiche della Trieste dell’Ottocento.

Alcune stampe ornano le pareti: The doctor of the Church del celebre incisore inglese William Sharp (Londra 1749–Chiswick 1824). Ritenuto il più abile artista del suo tempo, si consacrò al ritratto, al soggetto di genere e di storia.
La Maddalena, di Gerard Edelink (Anversa 1640– Parigi 1707) uno degli incisori più rimarchevoli del XVII secolo.
San Giacomo di Compostella, acquaforte di Giandomenico Tiepolo, da una tela del padre Giambattista, conservata al Szépmuvészeti Muzeum di Budapest. Infine, Le coucher di Carlo Antonio Porporati (Torino 1741–1816).

Il soffitto richiama i motivi orientaleggianti del corridoio e nei medaglioni, a conferma di ciò, troviamo dei volti di gusto giapponese. L’amore per il collezionismo di arte orientale di Mario Morpurgo è rappresentato anche dagli affascinanti vasi presenti nello studio.

10. La camera della principessa

Il letto con alta testiera, il comodino, l’armadio ad anta unica e cassetti ai lati, i mobili da toilette con specchiera costituiscono l’arredamento della stanza di Matilde Morpurgo, giovane ragazza nella casa dei genitori.
L’arredo presenta un ricco il motivo decorativo ad intaglio con volute, elementi vegetali e palmette, nonché imponenti animali fantastici a coronamento dei cassetti.

Funzionale lo specchio che ricopre l’anta dell’armadio, illuminato da due lampioncini, collegati allo stesso, come pure i due bacili in porcellana, incassati nel ripiano in marmo del mobile da toilette.

Alcune fotografie raffigurano Matilde Morpurgo da ragazza in un ritratto con dedica e mentre posa sul palcoscenico allestito nel salone di casa.

11. La stanza da letto dei genitori

Dominata da letti gemelli sormontati da baldacchino completata da coppie di comodini e di settimanali, da un grande armadio che ricalca con alcune varianti la tipologia di quello della camera di Matilde, da un mobile da toilette, da un divano e poltroncine.
Sopra i due settimanali, due pregevoli fotografie tinteggiate, Ritratto di Carlo Marco Morpurgo e Ritratto di Emma Morpurgo; sopra l’ampio divano, Ritratto di Giacomo Mondolfo e Ritratto di Elisa Curiel Mondolfo – genitori di Emma e Francesca.

La stanza comunica con un piccolo guardaroba, dal quale si raggiunge la stanza da bagno e l’ambiente dove si trovava la camera da letto di Mario Morpurgo.

12. L’antibagno

Dalla camera padronale si accede ad piccolo guardaroba oggi sede della divertente collezione di vasi da notte donati fa Fulvia Costantides, grande mecenate dei musei civici, in memoria del marito.

13. Il bagno

Servizi

A seguire troviamo un esempio di uno dei primi bagni moderni di inizi Novecento. Questa stanza, anche se potrebbe far sorridere, è una testimonianza dell’amore di Mario Morpurgo per i progressi tecnologici. La presenza di un moderno impianto idrico ma soprattutto del bidet erano considerate delle grandi innovazioni per l’epoca anche per le case borghesi. L’introduzione massiva di questo sanitario, nelle case private, avenne infatti solo dopo la seconda Guerra Mondiale.

14. L’ex stanza da letto di Mario Morpurgo

Sala Conferenze

Unica stanza dell’appartamento a non conservare il mobilio originale, che per volontà di Mario Morpurgo passò in dono a privati. Oggi quest’ambiente è adibito a sala didattica e conferenze; alle pareti la grande libreria in stile eclettico, con il motto Hic mortui vivunt pandunt oracula muti, non fa parte dell’arredo originale.

Alle pareti il dipinto del pittore tedesco Federico Nerly (Erfurt 1807-Venezia 1878) – che stabilitosi a Roma divenne il caposcuola della comunità di artisti tedeschi ivi residenti, per poi trasferirsi a Venezia – raffigurante Veduta notturna di Venezia, suggestivo scorcio del Canal Grande con la chiesa della Salute sullo sfondo, barche, gondole e figurine in primo piano.

15. La cucina

Seguendo il corridoio nella zona interna, si raggiunge la spaziosa e luminosa cucina, che conserva l’antico arredo e le strutture tipiche del secolo scorso. Sono presenti una grande cappa sotto la quale trovano spazio ben tre caldaie per la cottura, due grandi tavoli con i piani in marmo e diverse credenze. Comunicante con la cucina troviamo un piccolissimo ambiente chiamato spazza cucina, ove si lavavano le stoviglie e dove è conservata una ghiacciaia in legno rivestita internamente in zinco; di seguito vi è la stanza destinata a dispensa, nella quale due grandi mobili a cassetti e due vetrine conservavano il cibo e il vasellame.

16. Ambienti di servizio

Proseguendo per l’angusto corridoio si trovano tre camere per la servitù e un bagno, oggi con funzione di depositi. In questa zona si apre una porta di servizio su una scala a chiocciola che conduce al cortile: funzionale soluzione per l’ingresso dei fornitori.

Questa zona della casa non è attualmente visitabile

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