I Morpurgo

L’origine dei Morpurgo

Tra i discendenti di Israel Isserlein è ricordato Isacco di Trieste – probabilmente titolare di banchi di prestito – figlio di Aronne di Marbourg, il quale assieme ad altri componenti della famiglia acquisì riconoscimenti dall’imperatore tedesco Massimiliano I – già manifestatosi in varie occasioni favorevole agli israeliti – molto probabilmente perché i Marbourg erano in grado di fornire grossi approvvigionamenti in quel periodo di guerre.

I Marburg – così si perpetuò il loro nome – si divisero in più rami, stabilendosi a Gorizia e a Gradisca. Si ha notizia che, nel 1624, Mosè figlio di Aron di Gradisca e Jacob figlio di Simon Marpurger di Tapogliano furono eletti Hofjuden (ebrei di corte), titolo molto ambito ed elevato concesso solo raramente dall’imperatore d’Austria Ferdinando II.

I Morpurgo a Trieste

Anche a Trieste approdarono molti Morpurgo che si distinsero per le capacità imprenditoriali e diplomatiche, mentre la loro munificenza è testimoniata da lasciti e donazioni: il Civico Museo Morpurgo rimane una tangibile e prestigiosa dimostrazione di questa generosità.

Nel 1870 le sorelle Emma e Fanny Mondolfo, coniugate con i fratelli Morpurgo acquistarono lo stabile intavolato con il numero 839 sull’angolo tra la contrada San Giovanni (ora via Imbriani 5) e la contrada Nuova (ora via Mazzini 42) e quello adiacente segnato con il numero tavolare 840 (prospettante sulla Contrada Nuova). Demoliti questi antichi edifici, nel 1875 l’architetto Giovanni Berlam progettò un palazzo di eleganti e sobrie forme neorinascimentali.

Giacomo e Fanny Morpurgo con i figli Mario e Matilde, nel 1878, andarono ad occupare l’appartamento che si estendeva sull’intero secondo piano, mentre Carlo Marco ed Emma Morpurgo scelsero quello corrispondente al primo piano. Il terzo piano fu suddiviso in due appartamenti da affittarsi, come pure gli ampi locali del piano terra. Alla morte di Emma la casa passò interamente alla sorella, la quale nel 1938 fece atto di donazione in favore dei figli. Ambedue alla loro morte lasciarono le rispettive proprietà al Comune di Trieste.

Carlo Marco Morpurgo

Gorizia 20/01/1827-Trieste 29/01/1899

Dei primi anni di questo capostipite della famiglia Morpurgo si hanno purtroppo scarse notizie. La sua storia può essere ricostruita grazie alle sue attività commerciali ed alle onorificenze che gli furono conferite. Giovanissimo venne mandato a Alessandria d’Egitto a perfezionare la sua esperienza commerciale e dopo breve tempo, insieme al fratello Giacomo, sviluppò proficui traffici tra l’Austria e l’Egitto dimostrandosi un acuto uomo d’affari e un grande viaggiatore. Nel 1954 sposa al Cairo Emma Mondolfo (Il Cairo 17/04/1839-Trieste 12/08/1920) , allora quindicenne, con la cui famiglia Carlo Marco aveva instaurato anche un solido legame economico costituendo la banca “Mondolfo e Morpurgo”. Nonostante la relazione con Emma potesse sembrare dettata dal solo profitto, in realtà, il loro fu un legame affettivo molto forte e caratterizzato da un profondo rispetto reciproco che però non fu mai allietato dalla nascita di figli. Questa mancanza fu sopperita dallo stretto rapporto con il fratello Giacomo e la sorella di lei Fanny che si sposarono anch’essi al Cairo nel 1866. 

Nella sua prolifera attività commerciale fu promotore di diverse iniziative tra Trieste, l’Austria, l’Egitto e la Tunisia, il cui successo gli valse l’ottenimento di diverse onorificenze tra cui la Corona ferrea di III classe, attribuitagli d’all’Austria, a cui fece seguito il titolo di cavaliere e la conseguente attribuzione del nome “de Nilma” e la possibilità di sfregiarsi di uno stemma.

Giacobbe, detto Giacomo, Morpurgo

Gorizia 02/01/1836-Graz 25/03/1884

Fra tutti i fratelli della famiglia Morpurgo fu il più vicino a Carlo Marco condividendone sia la vita commerciale che privata. Seguendo il fratello nei suoi viaggi, nel 1866 al Cairo, incontrò e sposò Francesca “Fanny” Mondolfo (Il Cairo 20/01/1848-Trieste 12/04/1940), sorella di Emma Mondolfo. Ebbero tre figli Mario, Matilde e Marco Antonio che però morì giovane lascando nel padre un profondo dolore che lo portò, nel 1884, al suicidio.

Fanny, aiutata dai cognati, crebbe i figli con severità ed energia instillando in loro un forte senso di generosità verso il prossimo di cui dava esempio tramite innumerevoli iniziative benefiche. Il loro rapporto fu sempre molto stretto come dimostrano le lettere e le foto che li descrivono insieme in vari viaggi e occasioni mondane.

Matilde Morpurgo Colonna

Trieste 24/05/1869 – Conegliano 22/07/1961

Secondogenita di Giacomo e Fanny Morpurgo fu una donna elegante e sofisticata, dedita alla beneficenza, e molto legata alla madre ed al fratello Mario. Nel 1905, dopo la conversione al cattolicesimo, sposò il principe Fabio Colonna di Stigliano ( Casale Monferrato 1874 – Bagni di Cascina 1930). Dal loro matrimonio non nacquero figli e Matilde divise quindi la propria eredità, in parti uguali, tra: il seminario Vescovile, il Sindaco di Trieste e la Direzione degli Ospedali riuniti. Nel 1969 venne eretta a ente morale la “Fondazione Matilde Colonna dei principi di Stigliano” per ammalati ed indigenti, tuttora operante.

Giuseppe Mario Morpurgo

Trieste 27/03/1867 – Pordenone 18/12/1943

Erede del patrimonio familiare, Mario incarnò l’ideale del gentiluomo ottocentesco dedicando la propria vita alla ricerca del bello, viaggiando e facendo vita mondana. Quest’uomo intelligente, estremamente legato alla famiglia e profondamente generoso si distinse per la sua curiosità verso il mondo, la sua attenta gestione patrimoniale e per la sua dedizione al collezionismo. Quest’ultima gli valse anche, per alcuni anni, la presidenza della “Comunità dei Collezionisti d’arte” di Trieste per i quali organizzava mostre e incontri, in particolare nel salone del suo appartamento in via Imbriani, per esibire e ammirare i rispettivi acquisti. Sebbene non si sia mai sposato, forse per una giovanile delusione amorosa o per evitare contrasti familiari, le fonti suggeriscono che fosse un amante del gentil sesso ma, nonostante le numerose avventure, egli volle sempre mantenere la più alta discrezione in merito.

Durante i suoi viaggi, in Italia e all’estero, si interessò di numerose questioni sociali e fu sempre pronto ad aiutare amici e sconosciuti che versassero in spiacevoli situazioni economiche. Tra le sue passioni troviamo anche la letteratura, amava infatti collezionare anche libri e scrisse egli stesso un volume, con le osservazioni dei suoi viaggi, e alcuni articoli per la rivista “Capitan Cortese”. Nel 1934, all’insaputa della madre fedelissima al culto ebraico, si convertì al cattolicesimo che però, purtroppo, non lo salvaguardò dalle persecuzioni e dai tentativi di esproprio che saranno conseguenza delle leggi razziali.

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